La mattina del 2 settembre 1980 Italo Toni e Graziella De Palo, due giornalisti che sono da 10 giorni a Beirut per documentare le condizioni di vita dei profughi palestinesi e la situazione politico-militare della sfortunata nazione, escono dal loro albergo per recarsi, con una jeep del Fronte Democratico Popolare per la Liberazione della Palestina, nei pressi del castello di Beaufort, su una delle linee di fuoco che li oppone agli israeliani ed ai loro alleati. Lui è un professionista di lunga esperienza, profondo conoscitore dei problemi del Medio Oriente e redattore dei “Diari”, una catena di giornali regionali che l'editore Parretti in quegli anni sta lanciando in Italia; lei una giovane e coraggiosa collaboratrice di “Paese Sera” e de “L'Astrolabio”, la testata fondata e diretta da Ferruccio Parri, dalle cui colonne denuncia e documenta i traffici internazionali d'armi che avvengono in violazione degli embargo sanciti dall'Onu contro nazioni dell'area afroasiatica dalle politiche interne repressive o coinvolte in guerriglie o in vere e proprie guerre di aggressione. E' un'occasione che non possono lasciarsi sfuggire, anche se certo presenta qualche rischio, tanto che il giorno prima hanno ritenuto opportuno comunicare la loro intenzione all'ambasciata italiana. Non fanno più ritorno: da quel momento si perdono le loro tracce ed inizia una delle storie più misteriose, efferate e meno conosciute dell'Italia degli ultimi decenni.

Giancarlo De Palo

1980-1981: diario di un anno

 

AGOSTO 1980

 

22 - Graziella De Palo, giornalista di Paese Sera e de L'Astrolabio e Italo Toni, redattore dell'agenzia Notizie partono da Roma alla volta di Damasco (volo Syrian Arab Airlines), per un reportage sui campi palestinesi in Siria e in Libano, su invito del rappresentante romano dell'OLP, Nemer Hammad.
L'organizzazione palestinese fornisce loro il visto di ingresso per la Siria, il biglietto aereo a riduzione, e li ospiterà gratuitamente in un albergo di Beirut.
Giunti in serata a Damasco, i due giornalisti vengono accolti da un rappresentante locale dell'OLP, dietro lettera di presentazione di Nemer Hammad.

 

23 - Dopo aver pernottato nella capitale siriana, i due giornalisti proseguono per Beirut con un salvacondotto dell'OLP, percorrendo la strada militare che collega le due città senza attraversare il posto di frontiera (la Siria gode infatti di un mandato internazionale sul Libano, che in buona parte del suo territorio è presidiato dai soldati, per la maggior parte di nazionalità siriana, della "Forza di dissuasione araba").
A Beirut i due giornalisti vengono accompagnati all'Ufficio Stampa dell'OLP, dove si registrano in qualità di giornalisti ospiti della resistenza palestinese. Il capo dell'Ufficio, Mahmud Labadi, e un sacerdote cattolico palestinese col quale si erano già incontrati a Roma, Padre Ibrahim Ayad, provvedono ad alloggiarli gratuitamente in un albergo dell'organizzazione situato nella zona Ovest della capitale libanese (quella appunto sotto occupazione siro-palestinese): l'hotel Triumph.
Comincia da questo giorno, per i due giornalisti, l'attuazione del programma di viaggio concordato a Roma con Nemer Hammad: visita ai campi palestinesi di Beirut e dintorni, alle strutture produttive della "Samed". Nel corso di tali visite, la De Palo realizza varie interviste sulla situazione sociale, politica e militare dei palestinesi.

 

31 - Invitati da padre Ayad, i e giornalisti partecipano alla cerimonia del battesimo in una famiglia palestinese di religione cattolica. Italo Toni manifesta a Padre Ayad la propria insoddisfazione per la noiosa ripetitività delle visite organizzate da Al Fatah (il gruppo maggioritario dell'OLP): vorrebbe visitare le postazioni militari palestinesi del Sud, ma per quella visita Mahmud Labadi consiglia di rivolgersi al "Fronte Democratico" di  Nayef Hawatmeh (uno dei gruppi minori che costituiscono l'organizzazione palestinese).
Il “Fronte Democratico", contattato da Italo Toni, organizza tale visita per i giorni successivi.

 

SETTEMBRE 1980

 

1 - I due giornalisti si recano per la prima volta all'ambasciata d'Italia, per segnalare la loro presenza in Libano. Li riceve il Primo Consigliere Tonini (che in quei giorni svolge anche le mansioni dell'ambasciatore, Stefano D'Andrea, che si trova in vacanza).
Dopo aver spiegato le ragioni e le modalità del loro viaggio Italo Toni informa il rappresentante diplomatico che l'indomani mattina ha un appuntamento presso gli uffici del "Fronte Democratico", dove lo aspettano l'automobile e gli accompagnatori messi a disposizione dall'organizzazione per la visita. Il giornalista chiede anche la protezione dell'ambasciata: "Consigliere, se tra tre giorni noi non siamo rientrati in albergo date l'allarme, venite a cercarci". "Sì, sì, senz'altro - risponde Tonini -  Faremo tutto".

 

2 - Graziella De Palo e Italo Toni "scompaiono". A tutt'oggi, si ignora quali iniziative abbia preso l'ambasciata d'Italia dopo aver constatato che il 5 settembre né la De Palo né il Toni si trovavano più all'hotel Triumph. Per quanto concerne l'OLP e il personale dell'albergo, nessuno informa della scomparsa né le autorità libanesi, né quelle italiane, né tantomeno i familiari dei due giornalisti in Italia.

 

15 - E’ la data fissata dai due giornalisti per il loro ritorno in Italia. La famiglia De Palo, a Roma, si preoccupa del fatto che Graziella, contrariamente alle sue abitudini, non l'abbia informata del ritardo nel rientro.
Si mette allora in contatto con l'ufficio romano dell'OLP, seguendo le indicazioni lasciate da Graziella. Ne riceve una risposta rassicurante: “Non può essere successo nulla, perché l'avremmo saputo subito dal nostro ufficio di coordinamento in Libano. Probabilmente sono in lista d'attesa per l'aereo”.

 

23 - Intanto la signora De Palo, constatando che le rassicurazioni dall'OLP non trovano conferma nei fatti, telefona all'ambasciata d'Italia a Damasco (dove cioè, secondo Nemer Hammad, è attualmente sua figlia) affinché i suoi funzionari rintraccino direttamente Graziella. 

 

25 - L'ufficio dell'OLP in Siria interpellato dai funzionari dell'ambasciata italiana, risponde che da molti mesi i campi palestinesi non vengono visitati da giornalisti italiani. L'ambasciata di Damasco si mette allora in contatto con quella di Beirut.

 

29 - La signora De Palo telefona all'ambasciata d'Italia a Beirut. Le viene così finalmente comunicato che Graziella aveva segnalato la sua presenza in Libano il primo dello stesso mese: "L'ambasciata ha accertato che il giorno dopo si sono allontanati dall'albergo che il ospitava, lasciando una parte del bagaglio, senza dare più notizie". La famiglia denuncia immediatamente la scomparsa di Graziella al ministero degli Affari Esteri (Ufficio Stampa, ministro Enzo Perlot). Lo stesso giorno Nemer Hammad telefona ai De Palo, dicendo loro di non sapere più nulla: "Noi abbiamo fatto solo una lettera di accredito. Si vede che se ne saranno serviti per altri loro fini".

 

OTTOBRE 1980

 

1 - Stupefatti per il comportamento estremamente ambiguo e contraddittorio di Nemer Hammad, per le sue prolungate assicurazioni rimaste senza alcun seguito, e poi così bruscamente e duramente rimangiate, i De Palo si rivolgono direttamente a Monsignor Ilarion Capucci, il vescovo cattolico membro del Consiglio nazionale dell'OLP che si fa esporre telefonicamente il caso, al quale comincia ad interessarsi direttamente, ricevendo a più riprese i De Palo, nei giorni (e nei mesi) successivi.

 

4 - La famiglia De Palo consegna al ministero degli Esteri la fotografia di Graziella. Tre italiani, iscritti alla stessa loggia massonica, si recano in Libano, scendendo all'hotel Montemare di Junieh, un sobborgo situato nella zona Est della capitale libanese, sotto il controllo delle milizie falangiste (l'estrema destra della popolazione cristiano-maronita). Si tratta di due commercianti, Rolando Lattanzi e Paolucci, e di una giornalista de La Nuova Cucina, Edera Corrà.
La Corrà ha ricevuto dalla Loggia massonica cui è iscritta, e dietro ricompensa, l'incarico di intervistare il capo delle forze falangiste libanesi, Béchir Gemayel, per un servizio che, le si dice, verrà venduto e pubblicato in occasione della sua elezione a Presidente della Repubblica. Prima di partire, la Corrà ha appreso dai giornali italiani della scomparsa in Libano di Graziella, che lei sostiene di aver conosciuto, e ha anche chiesto a Paese Sera l'autorizzazione a raccogliere notizie sulla sua sorte. A tal fine la Corrà si rivolge ad alcuni massoni libanesi.

 

6 - I massoni libanesi cui la Corrà si è rivolta informano i tre italiani che i cadaveri dei due giornalisti scomparsi sono stati appena ritrovati e portati all'obitorio dell'ospedale americano, situato nel la zona occidentale della città. Consigliano alla Corrà, se vuole essere presente al riconoscimento ufficiale che l'ambasciatore effettuerà l'indomani, di recarsi in ambasciata per accompagnarlo. La Corrà informa immediatamente Paese Sera della notizia.

 

7 - I tre massoni italiani attraversano la" linea verde" che separa i due settori in cui è divisa Beirut, e si recano all’ambasciata italiana, informando i funzionari presenti dell'avvenuto ritrovamento. Poco dopo sopraggiunge un ufficiale della Polizia libanese, anche lui al corrente della notizia.
Ma l'ambasciatore proibisce alla Corrà di accompagnarlo nella ricognizione alla morgue dell'ospedale americano. Più tardi le telefona informandola che la notizia da lei fornita era totalmente infondata: “I cadaveri presenti alla morgue, tutti identificati, sono di arabi di sesso maschile. Non c'è nessuna donna”. La Corrà comincia a dare in escandescenze: è sicura dell'attendibilità dell'autorevole fonte della notizia e sospetta quindi che nel frattempo sia avvenuta una sostituzione di cadaveri. Manifesta tali sospetti nel corso di una nuova telefonata al quotidiano Paese Sera. Intanto, a causa della notizia, ha dovuto disdire l’appuntamento con il capo dei falangisti, che le era stato accordato proprio per questa mattina.
Intanto a Roma, in mattinata, il condirettore Piero Pratesi e i redattori di Paese Sera accolgono la signora De Palo - recatasi in redazione per sollecitare l’interessamento del giornale - facendole le condoglianze.
Nel pomeriggio il ministero degli Esteri smentisce la notizia del ritrovamento dei cadaveri.
Nei giorni successivi i tre massoni rientrano in Italia, dileguandosi nel nulla.

 

11 - La famiglia De Palo denuncia anche all'Interpol, con un esposto, la scomparsa di Graziella.

 

14 - La signora De Palo viene ricevuta dal Presidente della Croce Rossa Italiana, Nicci, al quale chiede l'intervento nelle ricerche della C.R. Internazionale.

 

15 - Monsignor Capucci comunica ai familiari: “Immagino che Graziella sia in una prigione fra Libano e Siria. In questo caso è trattata bene. Tornata da Nemer Hammad fra tre giorni.

 

17 - Seguendo l'indicazione di Capucci, la signora De Palo telefona a Nemer Hammad, che torna a mostrarsi estremamente gentile e disponibile: "Sono molto amico di Graziella, la conosco da quattro anni, e mi dispiace che il suo primo viaggio sia andato così. Ma quell'Italo Toni è un tipo troppo intraprendente. Prima di partire mi aveva detto di voler visitare i campi d'addestramento. Vi darò notizie lunedì. Per Graziella, sono pronto a partire io stesso per Beirut, se non sapremo niente di nuovo". Nel pomeriggio, il fratello di Graziella, Giancarlo De Palo, si reca all'ufficio dell'OLP, nella speranza di essere ricevuto da Nemer Hammad e di prendere accordi subito sul da farsi. Dopo un'attesa di oltre due ore, riesce finalmente ad incontrarlo. Ma Nemer Hammad non lo fa entrare nel suo studio: "Per ora non c’è nulla di cui parlare. Ma Italo Toni è una persona...".
“Non è un vecchio amico della Resistenza palestinese, della vostra causa?”.
"Mah... Poi ne parleremo con Graziella. Quando torna faremo una bella festa. Mi dispiace che il suo primo viaggio in Libano sia andato così. La settimana prossima, se non abbiano notizie, possiamo partire insieme per Beirut".

 

20 - Nemer Hammad viene convocato al ministero degli Esteri. Poco dopo, i De Palo si recano all'appuntamento con lui alla sede dell'OLP. Ma Nemer Hammad dice di non sapere nulla di preciso: "Penso che Graziella sia stata presa dai falangisti. La polizia dell'OLP collabora alle sue ricerche, coordinate dal colonnello Giovannone: è bravo..."
“Quando partiamo per Beirut?”
"Chi ve lo ha detto?"
“Ma come... lei: ci ha promesso che se non avevamo notizie saremmo partiti insieme!”
"Io non l'ho mai detto, questo: avete capito male. Risentiamoci giovedì 23".

 

22 - Brusca telefonata di un funzionario dell’ufficio Emigrazione del ministero degli Esteri ai familiari della Da Palo e a quelli del Toni: li intima a non partire per Beirut.
“Perché? C'è qualche notizia?
"Non so nulla: ordini superiori".
Intanto la signora De Palo inoltra una supplica a S.S. Giovanni Paolo II, tramite la Segreteria di Stato vaticana.

 

24 - La famiglia De Palo, sempre alla ricerca di personalità che riescano a fare da mediatrici con i rappresentanti dell’OLP, si è appena rivolta a Luciana Castellina, che proprio nel pomeriggio di oggi incontra Nemer Hammad alla commemorazione di Wael Zwaiter, al Teatro Centrale. Nemer Hammad prospetta l' ipotesi che la scomparsa dei due giornalisti sia da mettere in relazione con una visita a Zahle (è quanto insinua un dispaccio dell'ANSA da Beirut del giorno precedente).

 

25 - Estremamente preoccupati per quanto pubblicato dal Corriere della Sera il giorno prima e stupiti per la "proibizione” a recarsi in Libano, i De Palo si recano al ministero degli Esteri.
I funzionari, dispaccio dell'ANSA alla mano, smentiscono l' attendibilità di quanto pubblicato dal quotidiano. Riguardo alla proibizione, accennano a documenti molto riservati.
Poi "rivelano", con visibile sforzo, che è proprio l’OLP a sconsigliare la partenza dei familiari. "Comunque, state tranquilli: l’ipotesi più pessimistica è quella del rapimento”.
I De Palo tornano allora sulla visita dei due giornalisti in ambasciata, alla vigilia della loro scomparsa. Vorrebbero mettersi in contatto con Tonini, il consigliere che li aveva ricevuti. "Tonini? - rispondono i funzionari del ministero - non ci risulta l'esistenza di un funzionario degli Esteri che risponda a questo nome!" (in realtà Tonini era appena stato trasferito da Beirut all'ambasciata d'Italia presso la CEE di Bruxelles).

 

26 - L’on. Castellina telefona a Beirut al col. Giovannone, che la incarica di riferire ai De Palo che lui è  sulla strada giusta, e li raccomanda di stare zitti e di non muoversi.

 

28 - Giancarlo De Palo riesce a rintracciare Edera Corrà, Appare ancora sconvolta per quanto è accaduto nel corso del suo viaggio in Libano. Confida a Giancarlo di essere convinta che il cadavere della sorella e del suo collega si trovassero effettivamente nell'obitorio dell'ospedale americano, e che in un secondo momento fossero stati sostituiti.

 

NOVEMBRE 1980

 

5 - Il prof. Francesco Capotorti, parente di Graziella, si reca dal ministro Colombo nel tentativo di ricevere notizie più precise sulle trattative in corso e chiarimenti sull'operato del ministero. Ma non ottiene che risposte evasive.

 

8 - I De Palo, rendendosi conto di essere tenuti all'oscuro dal ministero degli Esteri di qualunque informazione, ed essendo preoccupati per i dissidi sempre più evidenti tra l'ambasciatore D'Andrea e il col. Giovannone, si recano dal ministro Giovanni Migliuolo per chiedergli chiarezza e franchezza nelle informazioni. Il ministro invita i De Palo a non essere pessimisti e consiglia contatti con l'Arma dei Carabinieri.

 

9 - Nel giorni scorsi, Alvaro Rossi, cugino di Italo Toni, riceve da un amico la notizia, di fonte palestinese, che Italo Toni è morto alla fine di settembre. Nulla di certo, invece, si sa sul conto di Graziella. La notizia della morte di Italo Toni si è trasmessa in modo strettamente confidenziale e riservato: sarebbe "certa, ma non dimostrabile".
Nel pomeriggio di oggi, Giancarlo De Palo, dopo aver appreso tale notizia, è riuscito a combinare un incontro con il palestinese che aveva comunicato l'informazione, incontro al quale prendono parte i Rossi e il loro amico. Il palestinese, che è in buoni rapporti con funzionari dei servizi segreti palestinesi e italiani, dichiara subito di avere appena ricevuto da Beirut, per via telefonica, nuove, confortanti notizie, che contraddicono la precedente. Tre o quattro giorni fa, infatti, sono stati ritrovati vestiti appartenenti ai due giornalisti nell'albergo Montemare di Junieh: vestiti che non si trovavano nei bagagli rinvenuti al Triumph, l'albergo palestinese dove Graziella e il suo collega avevano alloggiato fino al 2 settembre.
Secondo il palestinese, la notizia è positiva perché significa che i giornalisti sono stati rapiti dai falangisti per conto degli israeliani, ai quali sono stati consegnati (l'albergo Montemare
è noto per essere un covo di spie israeliane): ma gli israeliani non uccidono mai i loro prigionieri. "Il responsabile del nostri servizi di sicurezza ha saputo che sono ancora vivi e che sono stati sequestrati prima di recarsi ad un appuntamento con il capo dei falangisti, Béchir Gemayel. Zahi-eh-Boustani, un ufficiale della polizia libanese che lavora per i falangisti, sa tutto della vicenda".
Il palestinese aggiunge che la magistratura italiana può essere interessata al sequestro: "Noi lo possiamo collegare con un'altra questione. Noi possiamo dire che loro sono andati a cercare di indagare sui rapporti tra i fascisti italiani e i falangisti . L'ambasciatore italiano Stefano D'Andrea non sta facendo niente per risolvere questa vicenda, perché è proprio lui a coprire il traffico d'armi, e i passaggi di terroristi tra 1'Italia e il Libano".
Alla fine, nesso alle strette dalle incalzanti domande del fratello di Graziella, che gli fa osservare le numerosissime incongruenze e assurdità della versione appena fornita, il palestinese consiglia i familiari di recarsi in Libano ed in contrarsi con Arafat, che, sottolinea, è il solo in grado di risolvere positivamente la vicenda, eventualmente con uno scambio di prigionieri.
Il palestinese  ha avuto paura di declinare le proprie generalità. Giancarlo De Palo cerca di scoprirne l'identità rivolgendosi ancora una volta a Luciana Castellana, che gli fissa un appuntamento con un palestinese suo amico: Samir.

 

10 - Il palestinese con il quale Giancarlo si è incontrato il giorno prima, si dichiara disponibile ad incontrare subito il padre di Giancarlo, e la madre. Nel corso dell'incontro, ribadisce la sua proposta: "Andate in Libano. Arafat è l'unico che può risolvere la situazione".
Appello della signora De Palo alla Charitas.
I De Palo si recano di nuovo dal ministro Migliuolo per scongiurarlo: meno cavilli e più coordinamento nelle trattative.

 

11 - Alle ore 11 Giancarlo De Palo si reca da Samir, per sapere chi è il palestinese con in quale ai è incontrato e se può fidarsi di lui (Samir ha lavorato fino a qualche mese fa presso l'ufficio dell'OLP di Roma).
Alle 16 il "palestinese anonimo" telefona terrorizzato a Giancarlo De Palo: "Che mi hai combinato!? Adesso vai subito all'ufficio dell'OLP e spiega che io non ti ho detto nulla contro di loro ma ti ho anzi consigliato di rivolgerti a loro per combinare il viaggio in Libano". Nell'arco delle poche ore trascorse dalla visita a Samir a questa telefonata, Samir si era premurato di informare Nemer Hammad dei contatti fra Giancarlo e il palestinese, subito identificato, e Nemer Hammad aveva mandato due suoi uomini a minacciarlo, dicendogli: "Come ti permetti di parlare con il fratello di Graziella De Palo? Stai attento che se lo fai un'altra volta ti facciamo cacciare dall'Italia!".

 

12 - Samir nega di aver fatto qualcosa per danneggiare lo studente palestinese, e fissa per oggi un appuntamento "segreto" a Giancarlo con un esponente palestinese che ha il compito ufficiale, in Italia, di seguire la vicenda per conto dell'OLP. Kamal, prima ancora di fornire le notizie promesse, esordisce in modo intimidatorio: "Adesso mi dici tutto quello che ti ha detto Ali". Poi afferma che i due giornalisti sono vivi, aggiungendo che è inutile recarsi da Arafat, il quale è già, assieme ad Abu Ayad, estremamente sensibilizzato alla vicenda, poiché sa che se essa non si risolvesse positivamente la stampa internazionale accuserebbe i palestinesi di non aver saputo proteggere adeguatamente due loro ospiti. 

 

16 - Renata De Palo implora con una lettera Monsignor Capucci di sollecitare l'aiuto di Arafat e del Presidente siriano Assad. Intanto Monsignor Capucci è stato ufficialmente interessato dalla Segreteria di Stato vaticana ad interessarsi del caso.

 

20 - Giancarlo De Palo si reca per la prima volta dalla signora Giovannone.

 

21 - L'on. Luciana Castellina telefona ai De Palo da Parigi, dopo essersi messa di nuovo in contatto con Giovannone: "State fermi. Ci sono speranze. Non posso dire di più. Bisogna aspettare a fine mese". 

 

27 - Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini riceve i De Palo, E' reduce dalla visita alle regioni del Sud colpite dal terremoto. Emozionati, i De Palo spiegano al Presidente perché hanno deciso di rivolgersi a lui: Graziella aveva denunciato a più riprese, nei suoi articoli, il ruolo dei servizi segreti italiani nella copertura del traffico internazionale clandestino delle armi, e ora sono proprio i servizi segreti a trattare per la sua liberazione.
Il Presidente telefona immediatamente al Segretario Generale della Farnesina, Francesco Malfatti di Montetretto, per chiedergli, nella sua qualità di membro di diritto del Cesis di coordinare le due inchieste parallele che l'ambasciata d'Italia e il Sismi stanno svolgendo in Libano. Malfatti assicura Pertini che già da tempo sta seguendo personalmente la vicenda, ma non comunica a Pertini nessuna delle notizie delle le quali è a conoscenza: la comunicazione ufficiale dell'ambasciatore del 17 ottobre; la versione diametralmente opposta del Sismi del 29 successivo e la conseguente sospensione di D'Andrea dai suoi compiti d'istituto, l'esistenza della trattativa in corso per la liberazione della De Palo, per la liberazione della quale è partito una volta, nelle scorse settimane, un aereo militare italiano.
Subito dopo l'udienza, meravigliato del fatto che l’esistenza delle trattative venga tenuta nascosta al Presidente della Repubblica, Giancarlo De Palo torna dalla signora Giovannone che gli promette un incontro con il marito, che nei prossimi giorni sarà di passaggio a Roma.

 

DICEMBRE 1980

 

3 - Dal ministero degli Esteri trapela un "cauto ottimismo" sull'esito della vicenda.

 

6 - Desiderosi di notizie più precise, i De Palo si recano al ministero degli Esteri. Li attende una doccia fredda: “Il nostro ottimismo - rispondono i funzionari - si fonda sul fatto che non si sono trovati i cadaveri”.
Avendo appreso che l' ambasciatore D'Andrea è stato convocato a Roma, i De Palo chiedono di poterlo incontrare. I funzionari dei ministero si dichiarano consenzienti, ma lasceranno ripartire l’ambasciatore per Beirut senza dare alcun seguito alla richiesta dei familiari.

 

11 - Il ministro Giovanni Migliuolo riceve i De Palo. Afferma che gli Esteri non hanno nulla da nascondere alle famiglie, allo quali hanno sempre trasmesso le notizie fornite dall'ambasciatore: la riservatezza è solo nei confronti della stampa.
Ma i familiari pensano che, a questo punto, una campagna di stampa non potrebbe che rivelarsi utile. " Non avrebbe alcun senso - risponde Migliuolo - Con chi potreste prendervela? Al massimo con noi!" I De Palo osservano che l'OLP ha certamente gravi responsabilità nella scomparsa, ma il ministro lo nega recisamente.
O mente, o la Segreteria Generale ha nascosto anche a lui le comunicazioni in cui D’Andrea riferiva che i due giornalisti erano stata rapiti dall'OLP, o ha ricevuto precise disposizioni a mantenere segrete tale informazioni. I familiari chiedono la restituzione dei bagagli.

 

28 - Monsignor Capucci fa visita ai De Palo, e riferisce loro che le sue ricerche presso i palestinesi e i siriani non hanno dato risultati. L’OP nega di aver mai ospitato i due giornalisti scomparsi.

 

FEBBRAIO 1981

 

1 - Il colonnello Giovannone, che incontra i De Palo al Bar Doney, si dice sicurissimo di una soluzione imminente: "Signora, non è il caso che lei vada a Beirut. Le riporterò io sua figlia, e allora potrà fare con lei un bel viaggio. Intanto stia tranquilla: sua figlia sta bene, non è nemmeno in una prigione, ma in una casa, sorvegliata da donne arabe. Recentemente ha confidato loro dei suoi screzi col padre, che non voleva farla partire". Implicitamente, il colonnello conferma che la fazione che detiene la giornalista è quella falangista, benché ammetta la stranezza della circostanza che intermediario delle trattative con i falangisti sia un libico: "Forse - commenta - vogliono stabilire un dialogo a destra, per fini che ci sfuggono. Ho invece dei dubbi - aggiunge - sulla sorte del Toni, che secondo una dichiarazione fatta dal Nunzio apostolico a novembre, sarebbe stato ucciso”.
"Appena mi consegneranno vostra figlia, avvertirò mia moglie via radio. Sarà lei a trasmettervi la notizia. Voi non dovrete parlarne a nessuno, ma aspetterete in silenzio la comunicazione ufficiale del ministro degli Esteri.

 

4 - Il colonnello Giovannone chiede a Giancarlo De Palo di intervenire con urgenza presso il giornalista de l’Europeo Piero Petrucci per dissuaderlo dalla sua intenzione di partire per Beirut per realizzare un réportage sulla vicenda dei due giornalisti scomparsi. Giancarlo De Palo si precipita alla redazione romana del settimanale, dove il caporedattore Pasquale Nonno e 1o stesso Petrucci, che è amico di Italo Toni, gli confermano di avere in programma una serie di articoli sul misterioso caso. Giancarlo riesce ad ottenere un rinvio di dieci giorni alla partenza di Petrucci, che gli propone di partire insieme, con un biglietto di viaggio offerto dalla Rizzoli.
La disponibilità di Petrucci a rinviare la partenza è dovuta al fatto che il giornalista aveva avuto sentore dell’esistenza di una trattativa e ha voluto evitare di turbarne l'esito con un suo intervento.

 

7 - Soltanto una settimana dopo le categoriche assicurazioni ai De Palo, e senza che nel frattempo nulla sia avvenuto, se non il progettato viaggio in Libano del redattore de l'Europeo, il col. Giovannone, visibilmente preoccupato "di poter diventare bersaglio della stampa anche in questo caso”, rimette tutto in discussione;  nel corso di un nuovo incontro da Doney: non sa assolutamente dove si trova Graziella e quale è il destino del suo collega. La situazione a Beirut, dopo il rapimento del diplomatico  giordano, è ancora più difficile. L’intermediario libico che era intervenuto nelle trattative potrebbe essere spinto a disinteressarsene  dopo gli attacchi della stampa italiana al governo del suo Paese.
Non esclude nemmeno la tragica ipotesi della Corrà: "In fondo l'ambasciatore non vide i cadaveri", Quanto al viaggio di Petrucci, chiede al fratello di Graziella di accompagnare il giornalista, che partirà il 16 "per controllarne le mosse". Il colonnello dà insomma per scontato che nel frattempo lui non concluderà nulla e che bisogna ricominciare da capo perché lui non sa nulla.
La mattina, i De Palo si erano incontrati per la prima volta con il segretario particolare del Presidente Forlani, Sergio Vattani, il quale promette loro che parlerà con il gen. Santovito a nome del capo del Governo.

 

9 - Il segretario Vattani informa il professor Capotorti che Graziella è viva e sta bene, e che il Governo sa dove si trova. Il giorno successivo comunica al prof. Capotorti e ai De Palo che il gen. Santovito è disposto ad incontrare i familiari.

 

11 - La signora Giovannone telefona allarmatissima ai De Palo: suo marito ha saputo che incontreranno il gen Santovito, e si raccomanda di non parlare assolutamente dei contatti che essi hanno avuto con lui.

 

13 - Il segretario Vattani, nel corso di una telefonata, comunica alla signora De Palo che il Presidente Forlani è informato di tutta la vicenda ed è pieno di ammirazione per i1 riserbo con cui la famiglia la affronta. Vattani sconsiglia 1'intervento della stampa in un momento così delicato e ritiene poco opportuno un viaggio dei familiari a Beirut.

 

16 - I De Palo esasperati per non essere ancora stati ricevuti dal gen. Santovito, tornano da Vattani, il quale conferma le notizie fornite in precedenza. Spiega poi che l'intermediario libico è stato a lungo fuori del Libano, e per questo motivo le trattative hanno subito una battuta d'arresto. Ma ora che il Presidente del Consiglio segue personalmente la vicenda, il gen. Santovito moltiplicherà gli sforzi per risolverla. i De Palo insistono per essere ricevuti dallo stesso Forlani.

 

18 - La signora De Palo e il figlio sono pronti a partire l’indomani per Beirut, al seguito dell’inviato de l’Europeo. Nel tardo pomeriggio vengono bloccati da una telefonata della signora Giovannone che li invita a chiamare il marito a Beirut.
Il colonnello è inviperito: chiede di fermare Petrucci almeno per due o tre giorni e proibisce categoricamente alla signora De Palo di partire, minacciando, in caso contrario, di andarsene lui da Beirut. Autorizza i De Palo a fare il suo nome a Petrucci, dal quale essi riescono ad ottenere (all'una di notte, dopo che avrà parlato col direttore a Milano) il rinvio della partenza a domenica.

 

20 - Dopo aver ricevuto una lettera della signora il segretario Vattani convoca i De Palo a Palazzo Chigi alle 18.30. Nel suo ufficio, i De Palo incontrano per la prima volta il generale Santovito, imbarazzato o piuttosto laconico, conferma le notizie, ma sottolinea che mancano le prove del soggiorno di Graziella al Montemare, e soprattutto che l'intermediario libico è introvabile. "L'intervento dei giornalisti nella vicenda non potrebbe che provocare danni – aggiunge - vedete che cosa ha combinato la Corrà... Vi sconsiglio anche di partire: datemi ancora una settimana di tempo ...”. Dopo questo colloquio, tutti i presenti vengono introdotti da Vattani in un salotto nel quale li attende il Presidente Forlani, "Signora - assicura questi, rivolto alla madre di Graziella - sua figlia è viva, prigioniera dei falangisti. Sa, quelli si dicono cristiani, ma non lo sono. Comunque, blandendo e minacciando riusciremo a farcela ridare!”
In conseguenza dell’interessamento del Presidente del Consiglio, il col. Giovannone, che avrebbe dovuto rientrare a Roma domani, riceve disposizioni di fermarsi a Beirut fino a nuovo ordine.

 

21 - Il col. Giovannone, che in un primo momento aveva chiesto a Giancarlo De Palo di accompagnare Petrucci nel suo viaggio, gli chiede ora di mandarlo solo. Come al solito, accenna ad incontri importanti che deve avere nei prossimi giorni.
(Petrucci parte per Beirut per realizzare un’inchiesta sul caso caso. Nel corso del suo soggiorno conosce il col. Giovannone, che incontrerà più volte. L' agente del Sismi promette al vice caporedattore dell’Europeo informazioni di altro genere, se in cambio rinunzierà a parlare di questa vicenda).

 

MARZO 1981

 

L’ambasciatore italiano in Libano, Stefano D’Andrea, viene trasferito a Copenaghen. Gli subentra Francesco Lucioli Ottieri.
Il ministro plenipotenziario della Direzione Generale per l’Emigrazione Giovanni Migliuolo viene nominato ambasciatore d’Italia in Urss. Gli subentra l’ambasciatore Giorgio Giacomelli, ex ambasciatore d’Italia in Siria.

 

1 - Un sacerdote maronita, contattato riservatamente dai De Palo, assoda, nel corso di un’indagine personale condotta a Beirut, che i due giornalisti non si trovano assolutamente presso i falangisti. E’ assolutamente falso che essi abbiano mai alloggiato all’hotel Montemare e che siano mai passati dalla zona palestinese a quella cristiana.

 

2- Il neo-ministro per l’Emigrazione Giacomelli si reca in Medio Oriente per una missione sul caso dei due giornalisti scomparsi.

 

3- L’ex ministro Giovanni Migliuolo, mentendo, dichiara ai De Palo che l’ambasciatore D’Andrea non si era limitato, il 7 ottobre, a controllare il registro dell’obitorio dell’ospedale americano, ma aveva compiuto una verifica ufficiale “cella per cella”. Ammette invece, nonostante la notizia fosse stata fino ad allora confermata dal ministero degli Esteri, che un controllo dei funzionari dell’ambasciata ha appurato che non c’è traccia del passaggio dei due giornalisti all’hotel Montemare.
Lo stesso giorno i De Palo si recano dal sostituto procuratore Domenico Sica, reduce da un viaggio in Libano nel corso del quale ha anche incontrato il capo dell'OLP, Yasser Arafat, per fargli presente la vicenda, della quale il col. Giovannone, che pure lo aveva assistito nel corso del viaggio, lo aveva tenuto completamente all'oscuro.

 

5 - I De Palo si rivolgono all'avvocato on. Alfredo Biondi (PLI) affinché li assista tanto sul piano politico, quanto su quello legale.
Lo stesso giorno chiedono anche una nuova udienza al Presidente Forlani.

 

9 - Il segretario di Forlani, Sergio Vattani, consiglia la signora De Palo di sostituire la lettera, per chiedere interventi e pressioni di Forlani, e accenna a possibili scambi per la liberazione di Graziella.

 

10 - Giancarlo De Palo incontra al caffè Carpano il col. Giovannone, che nei giorni scorsi è rientrato a Roma. Il colonnello è sempre più vago, anche se afferma di aver ripreso i contatti con l’ambasciatore libico, il quale però è disposto a prestare la sua collaborazione solo se autorizzato dal suo governo. Bisogna premere su Forlani perché intervenga sulle autorità libiche. Ma Gíovannone si mostra ormai scettico sulla possibilità che i familiari riescano mai a far luce sulla vicenda. “E tutte le notizie che ci ha riferito di settimana in settimana sul conto di Graziella? I suoi discorsi con le sue sorveglianti?" gli chiede Giancarlo. "Che vuol fare? Sono tutte notizie che mi aveva dato il Nunzio apostolico, che ora non vuol più parlare!" risponde Giovannone..

 

13 - Il segretario Vattani riceve nuovamente i De Palo: accenna ad una presa di contatto del Governo con la Libia, disposta a collaborare nelle ricerche in cambio di qualcosa. Notando con sgomento che Vatttani non parla più di trattative ma di ricerche, i De Palo cominciano a sfogarsi, mettendo in rilievo tutto le incredibili e gravissime incongruenze da essi stessi personalmente riscontrate nell’operato del Sismi nella vicenda.

 

18 - Visita a Roma del capo del Dipartimento politico dell’OLP, Farouk Kaddumi, che in serata verrà ricevuto dal cardinale Agostino Casaroli.
La mattina, la signora De Palo viene ricevuta da mons. Giovanni Battista Re, al quale consegna una nuova lettera per il Papa. Su richiesta della signora De palo, mons.Re promette che il, cardinale Casaroli solleverà il caso nel corso del suo incontro con l’esponente palestinese.
In relazione alle presunte dichiarazioni attribuite dal col. Giovannone al Nunzio apostolico a Beirut, mons. Carlo Furno, mons. Re afferma che, al contrario, il Nunzio si è limitato a far sapere che i due giornalisti non sono mai entrati nella zona cristiana.

 

19 - Il capo del dipartimento politico dell’OLP, Farouk Kaddumi, viene ricevuto a Roma dal ministro degli Esteri Emilio Colombo. Si parla della vicenda dei due giornalisti scomparsi. Il ministro Colombo confiderà in seguito di avere l’impressione che l’OLP tenga in ostaggio i due giornalisti per ottenere in cambio il riconoscimento diplomatico da parte dell’Italia.

 

20 - I De Palo vengono ricevuti dal presidente della Commissione Esteri della Camera, on. Giulio Andreotti, che si fa esporre brevemente la vicenda e promette di interessarsi e di telefonare ai De Palo. Non si farà mai più vivo, né risponderà più ai numerosi tentativi compiuti dai De Palo nei mesi successivi per ottenere da lui un nuovo incontro.

 

23 - Nuova missione del gen. Santovito in Medio Oriente, relativa alla vicenda.

 

25 - L'on. Alfredo Biondi si è incontrato nei giorni scorsi con il capo gabinetto del presidente Forlani, Semprini e con l’on. Francesco Mazzola, segretario del Cesis. Entrambi gli hanno parlato di trattative in corso e della massima disponibilità del Governo al riguardo. Fra due o tre giorni, al ritorno del gen. Santovito dalla missione, si dovrebbe sapere qualcosa di più.

 

30 - I De Palo sollecitano di nuovo un secondo incontro con Forlani. Il segretario Vattani fissa loro un incontro con Santovito alle 18 nella sede del Sismi. Il generale comunica ai De Palo che “non si sa nulla”. Poi chiama nel suo studio il colonnello Giovannone, che si presenta ai De Palo, fingendo di non conoscerli. Il colonnello afferma che la pista da seguire è ormai a Roma: Toni aveva altri interessi, che bisogna scoprire.
Invita il padre e il fratello di Graziella a recarsi a Beirut, per controllare la veridicità di quanto da lui riferito in Italia, sulla base delle informazioni che riceveva da un ufficiale della polizia libanese.
Quando il discorso cade sul ruolo svolto nella vicenda dalla Corrà, il gen. Santovito, smentendo i dubbi espressi da Giovannone sui cadaveri che l'ambasciatore non avrebbe controllato, afferma di averli visti lui in persona: si trattava di quattro arabi. Per tale controllo si era recato appositamente a Beirut nella prima settimana dell’ottobre 1980. “Nel nostro precedente incontro vi ho chiesto di lasciarmi ancora del tempo, di continuare a tacere. Adesso vi lascio invece liberi di intraprendere le iniziative che riterrete più opportune, anche rivolgendovi a giornalisti come Petrucci. Noi comunque continueremo con tutto l’impegno le indagini: abbiamo l’obbligo politico di farlo”.
Quanto al colonnello Giovannone, solleva un polverone senza fine, passando senza tregua da un’ipotesi a quella opposta, tanto che, a tratti, lo stesso gen. Santovito fa qualche tentativo di frenarlo. Giovannone dice che il portiere dell’albergo palestinese, essendo maronita, potrebbe essere un infiltrato falangista; che i siriani potrebbero aver rap